Ritorno, a breve distanza dall’articolo precedente sullo stesso olio, l’Oro di Angelo, ma questa volta ho tra le mani la bottiglia della campagna olearia 19/20.

Mono-cultivar Picholine, un bel naso ricco e articolato, dal riconoscimento netto e pulitissimo del frutto, che si accompagna a un sentore pieno di pomodoro verde, ma anche di foglia, un leggero carciofo e piccola svirgolata balsamica. Un naso suadente, ricco, veramente piacevole.

All’assaggio, mostra subito di avere un bel corpo.
Per non più di un paio di secondi e senza strippaggio* la bocca viene tirata in inganno da un gusto dolce e mandorlato, per poi letteralmente esplodere di piccante e amaricante e finire con richiami di cardo e di oliva verde.

Ph. giuseppebarretta


La piccantezza si allunga e l’amaro si allarga per impossessarsi della bocca e mettere piacevolmente a soqquadro le papille gustative, per confezionare un sorso e un retrogusto ricco e lunghissimo.
Ma non poteva essere altrimenti quando si hanno ben 1.458 di polifenoli totali.

Bellissimo extravergine che subito fa connettere neuroni e sinapsi, materializzando in testa un desiderio semplice ma impellente: una squisita bruschetta. Magari usando pane di Altamura a cappello di prete (e già che ci siamo rimaniamo ad Altamura anche per il suo aglio).

Inutile nasconderlo, questo extravergine mi piace e non poco, forte e deciso con la sua ricchezza di polifenoli, che ben si lega a saporiti piatti della tradizione, ricchi di sapori, ma anche di memorie.


* consiste in una serie di aspirazioni brevi e ripetute attraverso la bocca per estendere l’olio nella cavità orale e ossigenarlo, per meglio percepirne le sue componenti volatili aromatiche.


L’oro di Angelo
C.da Vagone 340 Monopoli (BA)
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